Giuseppe Nigro, che chi segue questo blog ha già letto precedentemente, continua la sua analisi della serie dei playoff di Eurolega tra Olympiacos Pireo e Montepaschi Siena. Qui con un nuovo genere letterario: il preview last-minute. A voi.
Solo il trasferimento al Pireo dirà se gara-due ha girato la serie tra Montepaschi e Olympiacos. Ma di certo Siena ha cominciato a fare la serie, invece che a subirla. Ha costretto i greci a trovare contromisure al post basso di Moss e Thornton e alla bidimensionalità di Andersen, li ha puniti coi giochi a due tra Rakocevic e Lavrinovic, invece di inseguire la squadra di Ivkovic come era stato in gara-uno sulla strada del doppio play e non solo.
Tutto bello, e a 6′ dalla fine Siena era ancora a +12, eppure non c’è mancato molto che finisse come in gara-uno. Perché? Innanzi tutto per i cinque rimbalzi d’attacco concessi nei primi cinque minuti del quarto periodo a un Olympiacos già bravo a punire la strategia senese di aiuto e recupero sui giochi a due. Poi perché McCalebb non si è mai accorto dei cambi difensivi che lasciavano Andersen contro un piccolo.
Quando è entrato Zisis e li ha puniti, l’Olympiacos ha smesso di cambiare: spiazzata, Siena si è impantanata in attacchi ai 24 secondi cambiando lato senza aver costruito niente, in cui servire Andersen e aspettare che inventasse qualcosa (ha conquistato falli). E’ così che Siena di fatto non ha più segnato su azione negli ultimi cinque minuti, sbagliando oltretutto quattro degli ultimi sei tiri liberi (erano stati quattro degli ultimi cinque in gara-uno): a un primo conto della serva, è qui che Siena ha rischiato di buttare via una partita eccellente per tre quarti e mezzo.
E ora? Pur essendo rimaste ancora inesplorate molte varianti tattiche, la storia di questo tipo di serie dice che non necessariamente ci sono rivoluzioni copernicane in ogni partita rispetto alla precedente: lo conferma lo svolgimento simile delle prime due gare, pur con le differenze tattiche evidenziate. Ma certo il trasferimento della serie in Grecia cambierà le carte in tavola, anche solo nell’atteggiamento delle squadre: di chi dovrà fare la partita e chi giocherà di rimessa, direbbero nel calcio.
Siena riuscirà ancora a tenere Spanoulis (almeno direttamente) fuori dalla serie? Cambierà qualcosa nel difendere sui suoi pick&roll per evitare che si accenda ancora chi, come Antic e Printezis, è bravissimo ad approfittare degli spazi che si aprono altrove? McCalebb e Andersen, già protagonisti nelle prime due partite, potrebbero calare? Poi c’è l’incognita Lavrinovic: perchè ha giocato meglio gara-due tornando in campo dopo 48 ore piuttosto che gara-uno da riposato? Serve la prova affidabile di uno tra l’australiano e il lituano per stanare Dorsey e Papadopoulos col tiro da fuori o punire i cambi difensivi.
Su un campo in cui quest’anno è passato solo il Cska, Siena ha bisogno di capire se vuole vincerla con migliori percentuali dalla media distanza, e l’anno scorso funzionò coi canestri inventati da Hairston e Jaric ma anche Kaukenas e Rakovic, o se è meglio ampliare il raggio di tiro e cercare di più il tiro da tre: solo tre volte in venti partite quest’anno la squadra di Pianigiani aveva avuto meno tiri da oltre l’arco che con l’Olympiacos (16 e 13), e aveva segnato meno delle 5 triple di gara-uno e due solo nei due ko a Barcellona e con Kazan.
La differenza è quella tra prendersi i jumper nelle pieghe lasciate dalla difesa greca sperando di essere in giornata, o piuttosto riuscire a mettere la palla dove si vuole, lavorando più e meglio per costruirsi piedi a terra da tre punti. Come? Portando la palla sotto (spalle a canestro ai lunghi o agli esterni di post basso, sui tagli dei lunghi nei giochi a due, con le penetrazioni dei palleggiatori) e poi riaprendola fuori a tiratori affidabili approfittando degli spazi che la difesa dell’Olympiacos collassata in area ha in verità lasciato sul perimetro più durante la stagione che nel corso di questa serie.
La differenza torna a essere dunque mentale. Tra inseguire i greci, prendendo i tiri che lasciano, o costringerli a inseguire, provando a prendersi i tiri che fin qui non si è riusciti a costruire come al solito.
Ottima analisi. L’unica cosa che non trovo e mi è sembrata invece una costante delle prime due partite è il calo verticale degli ultimi quarti dove che più che motivi tattici ne vedo di atletici.
Anche perché altrimenti non si spiegherebbe il subire le iniziative di un giocatore acefalo ma prestante come Law.
ciao matteo! dunque, se vedi bene ci sono un paio di paragrafi sul perché siena ha buttato via quel +12 a 6′ dalla fine. e lì trovi perché secondo me, anche avendo parlato con alcuni dei giocatori e riguardandola a freddo, non è una questione fisica: tra rimbalzi concessi, letture offensive mancate, difese andate a vuoto, liberi sbagliati… ecc… ci vedo più una questione tecnica e mentale. non so se addirittura paura di vincere
I motivi tecnici sono sicuramente quelli però non riesco a convincermi di una Siena che, con vantaggi importanti, comincia a fare quegli errori per questioni solo mentali.
Che mi sembravano invece preponderanti nel crollo di gara 1 dell’anno scorso.
Ogni partita fa storia a se ma sono ormai 4 consecutive le partite di Eurolega in cui Siena perde l’ultimo quarto: per una squadra così esperta e rodata mi sembra strano a questo punto della stagione.