Qualche curiosità sul confronto Siena-Milano per #imieiplayoff

In attesa della serie finale dei playoff del campionato italiano di basket (QUI il calendario) tra i detentori della Montepaschi Siena, campioni d’Italia dal 2007 a oggi, e l’EA7 Emporio Armani Milano, vi propongo qualche curiosità statistica.

– Prima delle due trasferte a Pesaro (in cui ha segnato 77 e 73 punti), Milano aveva realizzato 87.6 punti di media nelle 10 gare precedenti (tutte vinte, all’interno della striscia di 13).

– Siena, tra regular season e playoff, ha tentato almeno 20 triple in 21 gare, Milano in 27. In 3 circostanze Milano ha tirato almeno 30 volte da fuori, Siena nessuna.

– Dalla 2a giornata di ritorno (cioé dopo la serie di 4 sconfitte consecutive) il record di Milano è 18-4, quello di Siena 17-5.

– Siena è riuscita a stare 7 volte sotto le 10 palle perse (media 13.1), Milano una sola (8 a Casale Monferrato, media 16.5).

– Siena ha tirato da 3 con almeno il 40% in 22 partite, Milano in 14.

Nelle ultime 6 partite Milano ha tirato i tiri liberi con l’82.5% a fronte di una media stagionale del 74.4%. Nello stesso arco di gare Siena ha tirato con il 76.6% dalla lunetta, ma subito prima aveva confezionato uno straordinario 31/32 in gara-1 contro Varese.

– Nei due confronti di regular season, Milano ha tirato lo stesso numero di volte da due (36) e da tre (24).

– Sempre in queste due sfide, Shaun Stonerook non ha segnato nessun punto in un totale di 57 minuti giocati, chiudendo con 0/5 da tre.

– In questa stagione Siena è andata per 4 volte oltre quota 100 punti (senza bisogno di supplementari), Milano mai.

– Il playmaker di Milano Omar Cook ha realizzato almeno una tripla in 20 delle ultime 21 partite (manca solo gara-1 dei playoff contro Venezia): tra queste, per 6 volte ha chiuso con tre triple a segno, una con quattro, una con cinque.

Pietro

(Io e) Steve Kerr su Spurs-Thunder

Ho fatto colazione guardandomi gara 2 della serie tra San Antonio Spurs e Oklahoma City Thunder, vinta dai primi 120-111 e quindi ora avanti 2-0 nella serie che potrebbe portarli alla quinta finale NBA in tredici anni.

In due partite abbiamo già avuto dei momenti da “instant classic”: all’ormai celebre time-out di Gregg Popovich in gara 1 (“I want some nasty!”), ne è seguito un altro nel secondo episodio della sfida altrettanto colorito (“It’s a big boy game!”); Manu Ginobili ha messo a segno la sua prima partita da 25+ punti della stagione proprio per segnare il punto dell’1-0 e ha replicato con un’altra performance di alto livello questa notte; Tony Parker si è preso il cazziatone del suo coach sul +16 in gara 2 e in una serata da 16/21 al tiro e 8 assist (!), Tim Duncan ha schiacciato in testa a Serge Ibaka il 29 maggio 2012 (credo che il riferimento temporale sia sufficiente per rendere l’idea), Tiago Splitter è stato messo a dura prova dall’hack-a-Splitter organizzato da OKC nel terzo quarto.

In tutto ciò Scott Brooks deve già chiedersi: “Che altro mi posso inventare per battere gli Spurs?” Il coach dei Thunder ha già provato il quintetto con Durant “quattro” tattico in gara 1 (Ibaka fuori negli ultimi 16′), ma non solo non ha avuto l’attacco che voleva, ha pure lacrimato in difesa sul pick and roll dei texani (rivedere la statistica “points in the paint”); la sua squadra ha smesso di essere monotematica tra gara 1 e gara 2, e bata vedere il rendimento di James Harden nella seconda sfida, quando ha preso i tiri da fuori anzichè schiantarsi contro i muri a ripetizione; il tentativo di “hack-a-Splitter è riuscito per levare ritmo agli Spurs, ma non è stato sufficiente; se non vinci con 88 punti e 30/54 al tiro di Durant-Westbrook-Harden quando vinci?

Il problema più grosso, al momento, sembra essere legato a Ibaka: gli Spurs sulla carta dovrebbero soffrirlo come nessuna altra squadra, eppure finora lo hanno levato dalla serie: in attacco non incide, in difesa meno di quanto potrebbe. Certo i rimbalzi offensivi di OKC (soprattutto nei primi due quarti di gara 2) sono un segnale positivo per i Thunder, che però devono porre rimedio alla meravigliosa esecuzione di San Antonio, che a lungo ha tirato meno ma molto meglio, anche come situazioni.

In telecronaca, Steve Kerr ha riassunto così la situazione di questa serie: “I Thunder hanno già provato di tutto, a questo punto devono buttarla sulla rissa, perchè giocando a basket perdono“.

Per quanto visto finora, sono d’accordo con lui.

Pietro

Dunque avevo pronosticato… (male) E ora…

Allora, avevo detto:

Siena-Varese 3-0. Palo, gol.
Serie finita 3-1, con una bella soddisfazione per i varesini che poco di più avrebbero potuto fare, anche contro una versione di Siena che mi entusiasma molto meno delle precedenti.

Sassari-Bologna 1-3. Palla in tribuna. Risate di scherno.
Serie finita 3-0, anche se i tiri decisivi di Diener (gara-2) e Vanuzzo (gara-3) mi hanno fatto ritenere di non essere poi così lontano dalla verità. Tipo “ah però se non entrava quel tiro”. E però se mia nonna aveva le ruote era una carriola, siamo sempre lì.

Milano-Venezia 3-0. Rete! Rete! Rete! (cit.)
Serie finita effettivamente 3-0. Coach Mazzon ha detto che non gli è piaciuto l’arbitraggio, e la sua Venezia è sata a un passo dal vincere sia gara-2 che (soprattutto) gara-3. Vabbé, mi prendo l’unico “punto” realizzato su quattro, a prescindere dalla forma.

Cantù-Pesaro 3-2. Traversa. Amarezza.
Serie finita 3-2 ma per Pesaro, e l’amarezza è solo quella di non aver beccato il pronostico. Questo risultato però conforta la mia idea di una Cantù comunque troppo corta (accorciata, meglio, dalla sfiga) per rappresentare poi una minaccia per Milano, avendo due partite in più in corpo rispetto all’EA7.

Quindi mi tocca rifare i pronostici, almeno in parte.

Avevo Siena-Bologna 3-1 e Milano-Cantù 3-1.

Direi che posso correggere un Siena-Sassari 3-0 (perché comunque Siena mi sembra molto più forte e organizzata) e un Milano-Pesaro 3-1 (perché Milano è più forte, più profonda e più tutto, ma in singola serata Pesaro può battere – e ha battuto – tutti).

La finale? Confermo un Siena-Milano 2-4, non essendo stata “toccata” questa potenziale sfida.

Ma perché vedo favorita Milano?

Non solo per una questione fisica (sono tanti, grossi, atletici, in forma e più freschi rispetto ai veterani di Siena).

Dall’inizio della stagione sostengo che questa sia una squadra non solo forte, ma molto forte. Comprendendo anche il tagliato Nicholas, Milano aveva in quintetto due campioni d’Europa in carica, un finalista di Eurolega, un playmaker arrivato a due minuti dall’ultima Final Four e un’ala piccola che ha fatto la semifinale e vinto scudetto e Coppa Italia con Siena (concetto già espresso a più riprese, ma vale la pena ricordarlo).

Ha avuto Gallinari per un po’ (e poi non è che l’abbia “perso”, lui ha giustamente onorato il suo contratto con Denver), si è rinforzata prendendo il miglior italiano disponibile sul mercato (Gentile), e un altro esterno scelto espressamente dal coach (Bremer, che poi s’è fatto male). Uno squadrone, insomma, contando che ci sono anche Giachetti (cresciuto piano piano), Mancinelli, Radosevic, Melli, Rocca.

Uno squadrone che ha preso forma dopo quell’orrendo mese di gennaio, e forse grazie anche all’arrabbiatura successiva ai due confronti con Siena (quello dei “5 secondi di Facchini” in Coppa Italia e quello di campionato, la prima partita “vera” giocata da Milano a Siena da anni a questa parte).

Milano è cresciuta, le altre sono calate. Siena ha sbagliato i conti estivi non tenendosi Hairston, ciccando la scelta Summers e poi prendendo Rakocevic che a livello di ruolo non c’entra assolutamente nulla. E poi Kaukenas, e poi altri guai fisici. Cantù sul più bello ha perso Micov e Shermadini (e aveva già perso Scekic), e chiunque sostenga che queste assenze non abbiano un peso sull’uscita ai quarti di finale della Bennet (e pure sulla perdita del secondo posto in classifica) o non capisce di basket o è semplicemente fazioso, con tutto il rispetto per la (meritata) vittoria di Pesaro.

Cosa manca dunque all’EA7 per vincere? A mio avviso niente (posto che l’unico punto davvero debole rispetto a Siena è il cambio del playmaker: tra Zisis e Giachetti non c’è storia, e non è poco), se non – forse – la consapevolezza di poterlo fare sul serio. La voglia c’è. Ma finora nessuno ha mai vinto due partite contro la Siena di Pianigiani in una singola serie di playoff. Figurarsi quattro. Per riuscirci, prima di tutto, serve immaginazione, serve la visione della vittoria, ora che (a differenza degli anni passati) l’Olimpia ha il materiale per vincere.

Pietro

Rianimiamo @Beppaccio. Ecco #imieiplayoff scudetto

Visto che l’inutile bracket dei playoff scudetto prima o poi tornerà a chiedermelo (stiamo parlando del senese Giuseppe Nigro, giornalista rinomato soprattutto per il suo amore per la tagliata), gioco d’anticipo e vi propongo i pronostici sui playoff che ci faranno sapere il nome del team nuovo (?) campione d’Italia di basket.

Come per la Coppa Italia vado solo d’istinto. Solo come viene. Solo numeri.

Non gufo e non tifo nessuno, ma se pensarlo vi fa stare meglio non ve lo impedisco. Io sono sempre per la serenità.

Si comincia il 17 maggio con Siena-Varese e Sassari-Bologna, dopo undici giusti giorni di riposo (per il calendario, consultare il sito ufficiale della Legabasket). C’erano le Final Four di Eurolega e data la massiccia partecipazione italica non si poteva certo giocare. Mica puoi giocare senza Lamonica e Sahin ad arbitrare, no?

Quarti di finale

(1) Siena – (8) Varese 3-0

(4) Sassari – (5) Bologna 1-3

(2) Milano – (7) Venezia 3-0

(3) Cantù – (6) Pesaro 3-2

Semifinali

Siena – Bologna 3-1

Milano – Cantù 3-1

And the winner is…

Siena – Milano 2-4

Pietro

Olympiacos-Siena a parti invertite, cosa può cambiare (by @beppaccio)

Giuseppe Nigro, che chi segue questo blog ha già letto precedentemente, continua la sua analisi della serie dei playoff di Eurolega tra Olympiacos Pireo e Montepaschi Siena. Qui con un nuovo genere letterario: il preview last-minute. A voi.

Solo il trasferimento al Pireo dirà se gara-due ha girato la serie tra Montepaschi e Olympiacos. Ma di certo Siena ha cominciato a fare la serie, invece che a subirla. Ha costretto i greci a trovare contromisure al post basso di Moss e Thornton e alla bidimensionalità di Andersen, li ha puniti coi giochi a due tra Rakocevic e Lavrinovic, invece di inseguire la squadra di Ivkovic come era stato in gara-uno sulla strada del doppio play e non solo.

Tutto bello, e a 6′ dalla fine Siena era ancora a +12, eppure non c’è mancato molto che finisse come in gara-uno. Perché? Innanzi tutto per i cinque rimbalzi d’attacco concessi nei primi cinque minuti del quarto periodo a un Olympiacos già bravo a punire la strategia senese di aiuto e recupero sui giochi a due. Poi perché McCalebb non si è mai accorto dei cambi difensivi che lasciavano Andersen contro un piccolo.

Quando è entrato Zisis e li ha puniti, l’Olympiacos ha smesso di cambiare: spiazzata, Siena si è impantanata in attacchi ai 24 secondi cambiando lato senza aver costruito niente, in cui servire Andersen e aspettare che inventasse qualcosa (ha conquistato falli). E’ così che Siena di fatto non ha più segnato su azione negli ultimi cinque minuti, sbagliando oltretutto quattro degli ultimi sei tiri liberi (erano stati quattro degli ultimi cinque in gara-uno): a un primo conto della serva, è qui che Siena ha rischiato di buttare via una partita eccellente per tre quarti e mezzo.

E ora? Pur essendo rimaste ancora inesplorate molte varianti tattiche, la storia di questo tipo di serie dice che non necessariamente ci sono rivoluzioni copernicane in ogni partita rispetto alla precedente: lo conferma lo svolgimento simile delle prime due gare, pur con le differenze tattiche evidenziate. Ma certo il trasferimento della serie in Grecia cambierà le carte in tavola, anche solo nell’atteggiamento delle squadre: di chi dovrà fare la partita e chi giocherà di rimessa, direbbero nel calcio.

Siena riuscirà ancora a tenere Spanoulis (almeno direttamente) fuori dalla serie? Cambierà qualcosa nel difendere sui suoi pick&roll per evitare che si accenda ancora chi, come Antic e Printezis, è bravissimo ad approfittare degli spazi che si aprono altrove? McCalebb e Andersen, già protagonisti nelle prime due partite, potrebbero calare? Poi c’è l’incognita Lavrinovic: perchè ha giocato meglio gara-due tornando in campo dopo 48 ore piuttosto che gara-uno da riposato? Serve la prova affidabile di uno tra l’australiano e il lituano per stanare Dorsey e Papadopoulos col tiro da fuori o punire i cambi difensivi.

Su un campo in cui quest’anno è passato solo il Cska, Siena ha bisogno di capire se vuole vincerla con migliori percentuali dalla media distanza, e l’anno scorso funzionò coi canestri inventati da Hairston e Jaric ma anche Kaukenas e Rakovic, o se è meglio ampliare il raggio di tiro e cercare di più il tiro da tre: solo tre volte in venti partite quest’anno la squadra di Pianigiani aveva avuto meno tiri da oltre l’arco che con l’Olympiacos (16 e 13), e aveva segnato meno delle 5 triple di gara-uno e due solo nei due ko a Barcellona e con Kazan.

La differenza è quella tra prendersi i jumper nelle pieghe lasciate dalla difesa greca sperando di essere in giornata, o piuttosto riuscire a mettere la palla dove si vuole, lavorando più e meglio per costruirsi piedi a terra da tre punti. Come? Portando la palla sotto (spalle a canestro ai lunghi o agli esterni di post basso, sui tagli dei lunghi nei giochi a due, con le penetrazioni dei palleggiatori) e poi riaprendola fuori a tiratori affidabili approfittando degli spazi che la difesa dell’Olympiacos collassata in area ha in verità lasciato sul perimetro più durante la stagione che nel corso di questa serie.

La differenza torna a essere dunque mentale. Tra inseguire i greci, prendendo i tiri che lasciano, o costringerli a inseguire, provando a prendersi i tiri che fin qui non si è riusciti a costruire come al solito.

Per seguire bene Siena vs Olympiacos (by @beppaccio)

Giuseppe Nigro, giornalista, amico e profeta, introduce ai lettori di questo blog la serie di playoff tra Montepaschi Siena e Olympiacos Pireo, che si ritrovano per la seconda stagione consecutiva ai quarti di finale di Eurolega. We’re talking about basketball, ovviamente.

IL SITO DELL’EUROLEGA

Il dato immediato della serie tra Montepaschi e Olympiacos è il rematch della serie dell’anno scorso, vinta da Siena col ribaltone fragoroso dopo il -48 di gara-uno. Rispetto ad allora, al Pireo non ci sono più Teodosic, Nesterovic, Papaloukas e Bourousis, per citare solo i più titolati. Oltre a Rakovic, Siena non ha più Jaric e Hairston, che furono i protagonisti della serie, ma ha aggiunto Andersen, Rakocevic, Thornton e di fatto McCalebb, allora solo convalescente.
Da quando ci sono i playoff, 21 serie su 27 sono state vinte da chi ha portato a casa gara-uno. Delle sei eccezioni, tre sono arrivate l’anno scorso: tra queste, il playoff tra toscani e Reds.

MILLE CHIAVI
E’ impressionante la parata di opzioni che i roster di Montepaschi e Olympiacos hanno nel proprio arsenale. Per questo è appassionante pensare alle possibili chiavi della serie, mille, sapendo bene che se ne potrebbero vedere a manciate nella stessa partita, e che di contro alcune potrebbero non vedersi mai. E in una serie a tre, quattro, cinque partite, quello che vale una sera, potrebbe non contare più 48 ore dopo o nel resto del confronto. Non sarà la serie la partita a scacchi tra Ivkovic e Pianigiani (l’anno scorso a senso unico), lo sarà ogni singolo possesso: 750-800 partite a scacchi in tre settimane.

IL CAMMINO MONTEPASCHI
Siena ci arriva avendo vinto 11 partite su 16. Ha perso le ultime due delle Top 16, a qualificazione di fatto in tasca, dopo averne vinte otto di fila a cavallo tra la prima fase e l’inizio della seconda: nel frangente ha tenuto tutte le avversarie sotto i 70 punti tranne il Barcellona, comunque battuto e tenuto a 74. In casa in stagione la Montepaschi ha perso con Kazan e Real; fuori, al di là di Lubiana e Gdynia, è stata capace di vincere in casa di Unics e Galatasaray, e di stravincere a Madrid e Malaga.

IL CAMMINO OLYMPIACOS
L’Olympiacos arriva ai quarti dopo un cammino di 9 vittorie e sette sconfitte. Sull’orlo dell’eliminazione, ha chiuso le Top 16 con tre vittorie su quattro. Anche nella prima fase ha chiuso con cinque vittorie nelle ultime sei gare: occhio quindi anche all’interno della serie con Siena, eventualmente, a darlo per morto troppo presto. Fuori casa ha vinto solo sui parquet di Nancy ed Efes, ma al Pireo è passato solo il Cska (e non fa particolarmente testo).

COME CI SI ARRIVA
La Montepaschi è stata la migliore nelle Top 16 al tiro da tre (44,7%) e per numero di palle perse (8,8). Ma il periodo di brillantezza offensiva pare lontano: a parte la sparatoria col Real, negli ultimi 40 giorni ha segnato almeno 80 punti solo in finale di Coppa Italia con Cantù.

McCalebb, in doppia cifra da 14 partite di fila, è stato il top scorer della Top 16 a 16,8 punti di media. Vassilis Spanoulis invece è stato nominato mvp del mese di febbraio: non si vedranno sempre l’uno contro l’altro, ma il manifesto della serie è la sfida tra le loro individualità e tra i sistemi di basket che si sviluppano intorno alle loro caratteristiche.

LA BATTAGLIA DEI POSSESSI – PRO SIENA
La Montepaschi ha fin qui orientato in proprio favore il numero di possessi grazie alla propria gestione del pallone. E’ la squadra che perde meno palloni in Eurolega, il 14,7% dei possessi. Ed è dopo Panathinaikos e Barcellona la squadra che costringe le avversarie al maggior numero di palle perse, il 19,5% dei possessi. Un numero vicino alle perse dell’Olympiacos, che arrivano nel 19,2% dei possessi: una persa ogni cinque palloni giocati.

LA BATTAGLIA DEI POSSESSI – PRO OLYMPIACOS
L’Olympiacos ha fin qui orientato in proprio favore il numero di possessi grazie alla propria forza d’urto sotto i tabelloni. Già squadra sopra la media per percentuale di rimbalzi difensivi presi (72,5%), i greci aumentano il numero di possessi andando a prendere sotto il tabellone avversario il 31,6% dei palloni disponibili: solo il Panathinaikos fa meglio tra chi è arrivato fin qui. Praticamente l’Olympiacos si riprende un pallone ogni tre tiri sbagliati: un dato molto simile a quello dei rimbalzi offensivi concessi dalla Montepaschi, che sotto il proprio tabellone lascia alle avversarie il 31,7% dei palloni.

LA BATTAGLIA DEI POSSESSI – TIEBREAKER
Tra il saldo perse/recuperate di Siena e i rimbalzi dell’Olympiacos, avrà la meglio chi riuscirà ad attaccare il punto di forza degli avversari. Se permanesse l’equilibrio, la parità di possessi sulla carta premierebbe la Montepaschi. Siena ha infatti un miglior coefficiente offensivo (108,1 punti segnati ogni 100 possessi, dietro solo a Cska e Panathinaikos tra chi è arrivato fin qui: l’Olympiacos è a 104,6), e soprattutto un coefficiente difensivo molto migliore: 96,9 punti subiti ogni 100 possessi, contro i 103,7 dell’Olympiacos, di gran lunga la peggiore tra le squadre arrivate fin qui. Tutto questo sulla carta e fin qui, solo il campo dirà come si accoppiano le squadre.

DIFESA SIENA VS ATTACCO OLYMPIACOS
L’Olympiacos ha avuto il sesto attacco più produttivo dell’Eurolega con 77,4 punti segnati di media pur essendo terzultimo per tiri dal campo (57,4), perché è primissimo per viaggi in lunetta (23,8): praticamente va a tirare due liberi ogni cinque tiri su azione.

L’Olympiacos è comunque quarto per percentuale da due (53%), riuscendo a trovare da sotto il 40,8% dei propri punti: solo l’11,1% arrivano dalla media distanza, dove è per percentuale la seconda peggior squadra di Eurolega col 31,5% di realizzazione: è da lì che Siena deve farlo tirare.

La chiave per la Montepaschi è la difesa sui pick&roll orchestrati da Spanoulis: probabile che decida di raddoppiarlo perché il suo tiro da fuori va rispettato, con l’obiettivo di non far uscire la palla se non in tempi e modi diversi da quelli voluti dall’Olympiacos, ma il greco è capace coi cambi di direzione di arrivare comunque fino in fondo, e può aggiungere la terza dimensione dell’arresto e tiro in allontanamento: per Siena sarebbe comunque l’ideale.

Oltre ad avere l’ingombro per portare via la difesa aprendo spazio alle entrate di Spanoulis, i tagli in area di Dorsey vanno rispettati con l’intervento in aiuto di un terzo uomo dal lato debole. Printezis, bravo anche a creare dal post basso, e Antic sono micidiali a punire queste situazioni o i raddoppi sugli isolamenti di Papadopoulos spalle a canestro: meglio mandare in aiuto Moss, o Thornton, piuttosto che Stonerook. Lettura della difesa e fisico compatto per poter fare giocate da piccolo, rendono Hines una bestia d’area nonostante i pochi centimetri, pericoloso in uno contro uno.

DIFESA OLYMPIACOS VS ATTACCO SIENA
Quarto attacco più produttivo dell’Eurolega con 79,5 punti di media dopo una Top 16 da leoni (82,2), la Montepaschi è quarta per punti per possesso e seconda al tiro da tre (39,9%). Dall’altra parte il 41,5% dei punti concessi dall’Olympiacos sono quelli in cui ti fa arrivare al ferro. Dipende dalla scarsa indole di alcune individualità e dalla scelta frequente dei greci di affidarsi ai cambi difensivi: scelta utile a far perdere fluidità agli avversari, ma che dall’altra allenta le responsabilità individuali nell’uno contro uno soprattutto quando attaccata in contesti dinamici.

Sta dunque alla Montepaschi far collassare in area la difesa dell’Olympiacos per poi riaprire per facile tiri piedi a terra che Andersen, Lavrinovic ma anche Ress, più di Stonerook, hanno nel loro arsenale. Atteso in area da Dorsey e Papadopoulos, McCalebb dovrà batterli coi cambi di direzione e sui primi due passi (la sua forza) perchè poi hanno leve lunghe per stopparlo se li ha ancora addosso una volta arrivati al ferro. Nei momenti in cui cerca maggiore consistenza difensiva, Ivkovic preferisce affidarsi ai quintetti con meno centimetri ma più intensità con Antic e Hines insieme.

In contesti meno dinamici, il punto di forza di Siena è poter mandare i propri esterni spalle a canestro: l’Olympiacos ha i giocatori per poter marcare uno ma non due esterni in post basso. Da qui la Montepaschi potrà punire coi già citati tiri da fuori dei lunghi o attaccare coi cambi di lato trovando la difesa sbilanciata. Paiono fatte apposta per lo scopo anche le uscite a ricciolo di Rakocevic dai blocchi e i giochi a due tra lui e Andersen o Zisis e Lavrinovic per mettere in mezzo un non difensore come Spanoulis. Ma molti punti per Siena dovranno arrivare in campo aperto: è il suo punto di forza, e la transizione difensiva non è certo un fiore all’occhiello dell’Olympiacos.

Ce n’è abbastanza per giocare non una serie di tre, quattro o cinque partite, ma un intero campionato. E alla fine, nel gioco di conoscenza reciproca e togliere i punti di forza all’avversario, potrebbero decidere solo poche di queste mille sfumature. E forse nessuna tra quelle citate…