Sulla Nazionale di basket (Servirebbero troppe righe sui giornali)

Senza Bargnani viene a mancare quello che sarebbe stato il principale terminale offensivo della squadra, l’uomo che con la sua mano d’oro avrebbe potuto garantire punti e soprattutto attenzioni particolari dalle difese altrui, in grado di liberare spazio per i compagni. Sotto canestro restano Marco Cusin, Angelo Gigli, Nicolò Melli e Stefano Mancinelli con Datome pronto ad agire da “4 tattico” (come peraltro si può considerare lo stesso Mancinelli).

Poco, troppo poco ad altissimo livello in termini soprattutto di quella densità fisica necessaria per limitare i colossi alla Maciej Lampe e Marcin Gortat (per ricordare solo gli ultimi avversari, i polacchi, che potevano contare anche su un prospetto di valore come Karnowski da centro).

E oltre alle mancanze difensive mancano giocatori con mani forti per ricevere dopo aver preso posizione profonda spalle a canestro, per generare così aiuti difensivi, scarichi comodi per i tiratori, e costringere gli avversari a spendere tanti falli.

Senza questa opzione, l’essenza del gioco offensivo è legata mani e piedi alla creatività degli esterni. Diener, certo, ma anche il neo-Spurs Marco Belinelli, Alessandro Gentile e Pietro Aradori. Realizzatori che andrebbero innescati nelle loro posizioni di campo preferite, cioé a media distanza, e che invece soffrono della mancanza di una circolazione fluida, di lunghi in grado di portare blocchi duri per loro e che vedono gli spazi a disposizione diminuire in maniera esponenziale quando le percentuali nel tiro da fuori calano.

Insomma, i problemi tecnici sono tanti. O, per dirla alla Pianigiani, questi siamo.

Su Kobe Bryant. E sulla sfiga

Partiamo dalle cattive notizie: s’è fatto male anche Gallinari, dopo Bargnani. Insomma, due italiani con qualche possibilità (anche piccola) di partecipare a un All-Star Game NBA si sono “rotti” entrambi, un vero peccato soprattutto per loro in una stagione che li sta (sperando tornino presto) vedendo protagonisti assoluti con Denver Nuggets e Toronto Raptors (anche se Andrea ha giocato solo 13 partite su 26, ma con 23.5 punti e 6.4 rimbalzi di media).

Adesso andiamo alle cose belle della nottata.

Segnando a raffica nella prima metà di gara della partita persa dai Lakers in casa di Philadelphia, Kobe Bryant è diventato il quinto marcatore di sempre nella storia della NBA. E segnerà ancora moltissimo.

Dopo la partita ha rilasciato questa breve intervista a Stephen A. Smith di ESPN, che potete guardarvi QUI.

Vi segnalo, all’interno, la piccola rivelazione di Smith a Bryant: “Shaq mi ha telefonato per farti avere questo messaggio: ‘Sei il miglior Laker di sempre’. Che ne pensi?”.

Pietro