Siena-Olympiacos 0-1 e palla al centro

La brutta notizia per Siena, dopo la sconfitta interna 75-82 con l’Olympiacos in gara-uno dei quarti di finale, è che la serie è appena iniziata e ha già esaurito o quasi i bonus: dovrà battere i greci, che sono appena venuti a violare il Palaestra, in tutte le prossime tre gare o in tre delle prossime quattro. E per riuscirci dovrà vincere al Pireo: c’è riuscita l’anno scorso, ma quest’anno ne è stato capace solo il Cska
 
La brutta notizia è che dovrà farlo dopo che l’Olympiacos ha dimostrato di non essere affatto dipendente da Spanoulis (i soli 23′ giocati e la sua uscita per falli, con un paio di sfondamenti che non sempre per status gli vengono fischiati, sono un altro bonus buttato al vento): senza lui in campo negli ultimi cinque minuti la squadra di Ivkovic è passata da -3 a +8, dopo essere già tornata da -6 a +1 quando era andato a riposarsi in panca nel secondo quarto.
 
La brutta notizia è che, se l’Olympiacos non lo è stato con Spanoulis, la Montepaschi si è dimostrata invece Andersen-dipendente (e buttare via il massimo stagionale – 28 punti – del colpo del mercato estivo è un altro bonus gettato alle ortiche): dal +7 a 5′ dalla fine non ha segnato nessun altro, Siena ha smesso di costruire tiri e creare gioco, si è limitata a dare palla all’australiano e a McCalebb fermandosi a guardare cosa inventavano.
 
Ma, a quel punto anche meglio difendibili non solo perché stremati, nel finale hanno sparato a salve anche loro. E già con loro in panchina a cavallo dei primi due quarti si era scesi dal +6 al -1. Non è un caso che la Montepaschi sia risalita dal +2 al massimo vantaggio di +10 quando a cavallo degli ultimi due periodi ha trovato produzione di punti credibile altrove nelle iniziative di Rakocevic e Zisis, poi spenti e/o tolti.
 
E a proposito di bonus sprecati c’è quello dell’energia del più giovane Olympiacos che, decisiva per il cambio di passo già negli ultimi minuti di gara-uno, sarà un fattore ancora di più col passare della serie al ritmo di una partita ogni due giorni. E c’è quello dei rimbalzi offensivi: Siena (10) ne ha presi più dei greci (8), che invece in questa fase dovevano essere straripanti.
 
Evidentemente ci si è preparata bene la Montepaschi, come si era preparata bene sul contenimento dei giochi a due orchestrati da Spanoulis, perdendo concentrazione o comunque efficacia contro gli altri annunciati pericoli, Printezis e Hines, o anche lo stesso pick&roll se gestito – come nel finale – da Law invece che dalla stella greca. E ancora non si sono visti Antic e Dorsey ai loro migliori livelli di incisività.
 
La più grande mancanza di Siena, comunque, è nei motivi dei soli 75 punti segnati: l’unica volta che ha segnato di meno, in casa, finì ko contro Kazan. E i motivi sono nella mancanza di produzione offensiva al di fuori dei soliti noti, a cui per l’occasione si è aggiunto a tratti Rakocevic, lanciato titolare. Il grande assente è stato Ksistof Lavrinovic, innervosito dai falli e mai in partita: per di più senza Michelori e con Ress in campo 5′, la coperta là sotto è parsa cortissima.
 
Ma per quasi tutta la sera la Montepaschi ha solo inseguito i quintetti dell’Olympiacos, giocando coi due play o con un play e Rakocevic, invece di imporre l’assetto con Thornton e Moss insieme a cui i greci non hanno una risposta, e che quando proposto a inizio ripresa ha funzionato bene, limitato poi dai falli di Moss e dalla perdita di pulizia di Thornton.
 
Imporre l’assetto più robusto significherebbe dare cittadinanza nella serie a gente come Aradori e Carraretto che altrimenti non vedranno il campo, assottigliando terribilmente la rotazione (i due americani e i due italiani hanno fatto 9 punti in quattro in gara-uno): mandare loro, invece del secondo play, su Mantzaris, Sloukas o Gecevicius non creerebbe scompensi negli accoppiamenti.
 
Loro e il miglior Lavrinovic, oltre al solito Andersen, sono i giocatori ideali per punire la tendenza dell’Olympiacos a scoprirsi sul perimetro dopo che la palla arriva sotto, portata dalle penetrazioni dei tre palleggiatori (McCalebb, Zisis, Rakocevic) o dal gioco spalle a canestro di Andersen, Thornton o Moss. Contestualizzando il tutto a una partita che a inizio quarto periodo Siena aveva in pugno sul +10 e in cui a 2’30” dalla fine si era ancora in parità: molto si è visto, ma molto questa serie ha ancora da dire.