Sono tornati gli itagliani. Viva Monti, Monti vaffanculo

Mario Monti ha pestato una merda. Perché va bene tutto: le tasse, le accise, l’abuso della parola equità. Fino a ieri è stato un primo ministro contestato da parecchi, apprezzato però da parecchi altri. Uno che, però (almeno così mi sembra) aveva se non altro restituito un certo decoro, anche nel modo di relazionarsi. Sia lui con gli altri che gli altri con lui.

Poi, appunto, ha pestato una merda. Ha parlato (male) del calcio. Con queste parole, che ricopio dal blog del giornalista Alessio Pediglieri:

E’ particolarmente triste e fa rabbrividire quando il mondo dello sport, che dovrebbe esprimere i valori più alti, si rivela un concentrato di fattori deprecabili. In questi anni abbiamo assistito a fenomeni indegni. Bisognerebbe sospendere le partite per almeno 2 o 3 anni.

Non sto facendo una proposta e men che meno una proposta che viene dal governo, ma è un desiderio che qualche volta io, che pure sono stato molto appassionato di calcio tanti anni fa, dentro di me sento: se per due o tre anni per caso non gioverebbe molto alla maturazione di noi cittadini italiani una totale sospensione di questo gioco. Trovo inammissibile, e me ne sono occupato anche quando svolgevo il ruolo di commissario europeo, che vengano usati soldi pubblici per ripianare i debiti delle società di calcio.

Abbiamo assistito di recente a un invisibile ricatto pieno di omertà, con giocatori che si sono inginocchiati di fronte a chissà quali minacce da parte di poteri occulti. Uno spettacolo spaventoso sul quale è necessario un approfondimento”.

Di fronte a questo, che trovo francamente condivisibile, ho trovato sgarbate parecchie reazioni. Ma mi sembra soprattutto di cogliere un filo rosso che le lega tutte: una specie di “Fatti i cazzi tuoi”. Il calcio non è affare di Mario Monti. Il calcio non si può criticare se non dal suo interno, per poi autoassolversi puntualmente (e in qualche caso è successo anche adesso, nel pieno del casino per il “caso calcio scommesse”: per fare un esempio, vogliamo parlare della “conferenza stampa” della Juventus senza domande dai giornalisti?).

Questo, per intenderci, non è un comportamento proprio solo al mondo del calcio, in particolare italiano. Così come il mondo della politica spesso pretende di processarsi (e assolversi) da solo, spesso lo fa anche il mondo dello sport. Qualche ricorso, qualche ammenda, e via così, talvolta con la promessa “solenne” di fare i bravi d’ora in poi. Quindi Monti “si deve vergognare, è indegno e ignorante” (Maurizio Zamparini, #1 del Palermo), “è giusto due volte al giorno come un orologio fermo” (Massimo Cellino, #1 del Cagliari), andava “stimato fino a ieri, almeno” (Andrea Monti, direttore della Gazzetta dello Sport), ecc. ecc.

Peraltro (con riferimento all’editoriale di oggi), umilmente, mi sentirei di segnalare al direttore che “calcio scommesse” e lockout NBA non sono proprio la stessa cosa, come non lo sono Mario Monti (commissario, de facto) e Barack Obama (presidente regolarmente eletto). Anche perché la NBA (e lo sport professionistico americano in generale) rappresenta un modello economico che non ha proprio nulla a che vedere con lo sport professionistico europeo. Un misurato Enrico Preziosi (#1 del Genoa), invece, chiede di vivere senza governo, come contropartita, visto che a suo giudizio i governanti non sanno fare il proprio lavoro.

Tutto questo per quelle parole, lette sopra, che contengono una (evidente e garbata) provocazione. L’Italia, si dice, è un paese in mano alle lobby, al corporativismo. Il calcio, che si divide sulla qualsiasi in maniera esasperata, andando in blocco contro Mario Monti ce lo ha dimostrato ancora una volta.

Pietro

(Io e) Steve Kerr su Spurs-Thunder

Ho fatto colazione guardandomi gara 2 della serie tra San Antonio Spurs e Oklahoma City Thunder, vinta dai primi 120-111 e quindi ora avanti 2-0 nella serie che potrebbe portarli alla quinta finale NBA in tredici anni.

In due partite abbiamo già avuto dei momenti da “instant classic”: all’ormai celebre time-out di Gregg Popovich in gara 1 (“I want some nasty!”), ne è seguito un altro nel secondo episodio della sfida altrettanto colorito (“It’s a big boy game!”); Manu Ginobili ha messo a segno la sua prima partita da 25+ punti della stagione proprio per segnare il punto dell’1-0 e ha replicato con un’altra performance di alto livello questa notte; Tony Parker si è preso il cazziatone del suo coach sul +16 in gara 2 e in una serata da 16/21 al tiro e 8 assist (!), Tim Duncan ha schiacciato in testa a Serge Ibaka il 29 maggio 2012 (credo che il riferimento temporale sia sufficiente per rendere l’idea), Tiago Splitter è stato messo a dura prova dall’hack-a-Splitter organizzato da OKC nel terzo quarto.

In tutto ciò Scott Brooks deve già chiedersi: “Che altro mi posso inventare per battere gli Spurs?” Il coach dei Thunder ha già provato il quintetto con Durant “quattro” tattico in gara 1 (Ibaka fuori negli ultimi 16′), ma non solo non ha avuto l’attacco che voleva, ha pure lacrimato in difesa sul pick and roll dei texani (rivedere la statistica “points in the paint”); la sua squadra ha smesso di essere monotematica tra gara 1 e gara 2, e bata vedere il rendimento di James Harden nella seconda sfida, quando ha preso i tiri da fuori anzichè schiantarsi contro i muri a ripetizione; il tentativo di “hack-a-Splitter è riuscito per levare ritmo agli Spurs, ma non è stato sufficiente; se non vinci con 88 punti e 30/54 al tiro di Durant-Westbrook-Harden quando vinci?

Il problema più grosso, al momento, sembra essere legato a Ibaka: gli Spurs sulla carta dovrebbero soffrirlo come nessuna altra squadra, eppure finora lo hanno levato dalla serie: in attacco non incide, in difesa meno di quanto potrebbe. Certo i rimbalzi offensivi di OKC (soprattutto nei primi due quarti di gara 2) sono un segnale positivo per i Thunder, che però devono porre rimedio alla meravigliosa esecuzione di San Antonio, che a lungo ha tirato meno ma molto meglio, anche come situazioni.

In telecronaca, Steve Kerr ha riassunto così la situazione di questa serie: “I Thunder hanno già provato di tutto, a questo punto devono buttarla sulla rissa, perchè giocando a basket perdono“.

Per quanto visto finora, sono d’accordo con lui.

Pietro