Lo sport professionistico è vissuto con sempre maggior pesantezza. Il Maccabi Tel Aviv ha perso ieri sera la quarta partita dei playoff di Eurolega contro il Panathinaikos campione in carica. Ora la serie è sul 2-2, e ad Atene si giocherà la gara decisiva.
Ora, potremmo parlare dell’ennesimo miracolo di Zelimir Obradovic, che corre per la sua nona (N-O-N-A) vittoria in Eurolega da allenatore a 50 anni. Di come ha reso giocatori come Nick Calathes, Stratos Perperoglou, Steven Smith e Kostas Kaimakoglou in grado di risultare importanti se non decisivi in partite come questa, a 40 minuti dall’eliminazione e fuori casa in uno dei campi più calorosi (“caldi” può avere accezioni negative) del mondo.
Potremmo analizzare come David Blatt potrebbe rivincere ad Atene (già fatto in gara-2) e quindi sostanzialmente vendicare la sconfitta nell’ultima finale di Eurolega giocata a Barcellona. O di come Sarunas Jasikevicius continui a dimostrarsi un campione eterno.
Invece, questa volta, parlo della gioia del gioco attraverso Richard Hendrix e Keith Langford: giocano per il Maccabi, ma soprattutto si divertono. E sono forti. E dimostrano che stare in uno dei club più rispettati della Terra, a Tel Aviv, per giocare inseguendo i massimi obiettivi si può fare rimanendo persone autentiche, brillanti, divertenti e facendolo sapere al resto del pianeta, tagliando le distanze tra loro e gli appassionati. Per esempio cantando “Forget You” di Cee Lo Green. Così:
Pietro